Agòn 2024 – In ricordo di Ezechia Paolo Reale

18/06/2024

Grande successo al Teatro Greco di Siracusa per l’atteso processo simulato “Agòn”, organizzato dal Siracusa Institute in collaborazione con la Fondazione INDA, l’associazione Amici dell’Inda, il sostegno dell’Ordine degli avvocati di Siracusa e la partecipazione del Dipartimento di Giurisprudenza di UniMe. Ispirato alla tragedia “Fedra-Ippolito portatore di corona” di Euripide, Agòn, che trasforma il dramma classico in una simulazione processuale, ha portato alla sbarra la Nutrice.

Nel tentativo di aiutare la regina Fedra, consumata dalla passione per il figliastro Ippolito, la Nutrice ha violato il segreto straziante della regina, scatenando una serie di nefaste conseguenze. Assia Buonocore, Marina Valensise e Antonio Randazzo hanno dato i saluti iniziali, seguiti dal ricordo di Paolo Reale da parte di Vincenzo Militello. Valerio Vancheri ha introdotto il tema del processo, dando poi il via al dibattimento.

In un crescendo di maestria, dottrina e arguzia, abbiamo ascoltato l’arringa appassionata di Michele Consiglio, la difesa di Ippolito di Emanuele Fragasso e la difesa della Nutrice di Diego De Silva. Quest’anno è stato difficile prendere posizione di fronte a una vicenda così appassionante; ci si chiede quali diritti ci concede l’amore e quali freni esso ci impone? Si può tradire un segreto a fin di bene? Per il pubblico, la Nutrice resta innocente, mentre la Giuria presieduta da Elisabetta Guidi Randazzo, affiancata da Marina Valensise e Valerio Vancheri come giudici a latere, ha ritenuto l’imputata colpevole, condannandola a tre anni e quattro mesi di reclusione con l’obbligo di piangere sulla tomba di Ippolito, lasciando in dono una ciocca di capelli. Formidabili le testimonianze di Fedra (Alessandra Salamida), della Nutrice (Gaia Aprea) e di Ippolito (Michele Dell’Utri).

A conclusione, la voce beffarda di Afrodite, interpretata dalla giovanissima Giulia Valentini, ci ha ricordato che il destino degli uomini è soffrire e che la morte è la giusta punizione per chi crede di poter vivere senza gli Dei.

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